Mauro Gatti – The Brain Box is here

mer, nov 15, 2006

Gods of Design, Interviste, Italiani

Mauro Gatti – The Brain Box is here

Avevamo già parlato di Mauro Gatti in questo articolo e del suo sito, contenitore virtuale delle sue idee, The Brain Box. Mauro è stato così gentile da rispondere ad alcune domande che gli abbiamo fatto, spinti dalla curiosità per i suoi lavori, per cercare di capire cosa c’è in quella scatola, non l’abbiamo scoperto, però siamo riusciti a sapere qualcosa di più … il tutto è qui di seguito.

MG: Perchè “the brain box” e da dove nasce?

MAURO: E’ nato dall’urgenza di trovare un domino per ospitare i miei lavori. Box e brain sono da sempre due parole che mi piacciono ed ho cercato di coniare un’espressione che le potesse unire. Da qui thebrainbox.com (dato che
brainbox.com era già occupato).

MG: Guardando i tuoi lavori ho notato che sono tutti accomunati da uno stile unico, ovviamente non ripetitvo, ma la tua mano sia in quelli video che in quelli da stampa la si riconosce, come fai a non lasciarti influenzare dagli stili del momento, dalla topten delle font che il “creativo di tendenza” dovrebbe utilizzare?

MAURO: Il mio stile è profondamente influenzato dalle opere o creazioni di diversi artisti che ammiro da sempre, ma probabilmente il mio processo di mix mentale fa sì che il risultato non sia direttamente riconducibile alla fonte. Quello in cui credo davvero è il processo di unione di tutti gli stimoli visivi e mnemonici che si uniscono con una combinazione del tutto soggettiva per poi dare un risultato che definiamo “stile”.
La cosa bella è la ariabilità dello stile su ogni progetto, chi lavora in questo settore sa che ogni commissione richiede un approccio diverso ed è quindi difficile riprodurre gli stessi contenuti grafici all’infinito. Anche per i font cerco di trovare delle soluzioni work by work che si adattino completamente al concept e che non siano figlie della tendenza del momento.

MG: Quale è stato il tuo primo approccio alla motiongraphic?

MAURO: Un video realizzato per la conferenza BD4D a Londra nel 2001.

MG: Hai letto qualche libro in proposito? Se si, ci diresti quale?

MAURO: Nessuno libro ma ho una buona memoria per quello che riguarda le centinaia di film (girato od animazione) che ho visto dq quando sono nato.

MG: Guardando i tuoi lavori mi incuriosiscono molto le creaturine che li popolano, nascono prima sul cartaceo o direttamente al pc?

MAURO: Sempre sul cartaceo. La mia passione più grande è l’illustrazione ed in effetti non mi considero un vero e proprio motion designer perché la mia è più una produzione hobbistica che nasce dalla volontà di vedere le mie illustrazioni in movimento.

MG: Che cosa consiglieresti a chi oggi si avvicina al mondo della motiongraphic? Che percorso di studi o formativo?

MAURO: E’ un terreno che oggi richiede molto impegno ed una convergenza di tecniche amplificata rispetto a qualche anno fa (3d, 2d, compositing). La concorrenza a livelli alta è molto difficile e per quanto mi riguarda, data la mia scarsità di conoscenza in diversi ambiti come il 3d, io cerco di spingere più sulla parte di divertimento e di concept che su una parte visuale “all’avanguardia tecnologica”.

MG: Perchè secondo te in Italia ci sono così pochi esempi di motiongraphics o di broadcast design?

MAURO: Forse perché non c’è molto mercato e tutte le grandi produzioni video sono sempre in pellicola e raccontano le vicende di qualche vip.

MG: Pensi che anche noi italiani ci daremo una mossa in questo senso?

MAURO: Se il mercato si apre credo che anche il numero dei motion designers aumenti esponenzialmente.

MG: Hai mai guardato una motiongraphic e pensato “quanto avrei voluto farla io?”

MAURO: Diciamo un migliaio di volte (a partire dalle animazioni di Yellow Submarine)

MG: Dei tuoi video, mi ha colpito molto “i’m static”, oltre che per lo stile e la tecnica, per il concetto di fondo. Pensi che sia possibile applicare questo tipo di comunicazione per così dire “sociale” per noi italiani?

MAURO: Assolutamente sì. Il problema sta sempre nella cultura “grafica” del nostro paese che è abituato ad un’offerta televisiva molto standardizzata.
E’ quindi difficile vendere uno stile (o anche solo un concetto) che non siano in linea con le richiesta fatte da chi invece dovrebbe ascoltare e sposare la tua idea.

MG: Come immagini il futuro della motiongraphic in italia? Pensi che noi creativi italiani siamo pronti per questa nuova avventura?

MAURO: Ripeto, finchè il mercato (o meglio chi il mercato lo fa) non investirà su una svolta e quindi non genererà moneta, sarà difficile dare ai motion designers una base di sopravvivenza e di esposizione. Non voglio fare l’esterofilo ma negli altri paesi c’è una apertura diversa alla motion graphic, quindi non si tratta di diventare i pionieri della mgraph ma solo di valutare uan possibile apertura a questa “nuova” frontiera.

MG: Grazie mille Mauro, ma prima di concludere ci svelerai un tuo progetto futuro?

MAURO: Un video Nike su cannavaro per celebrare la vittoria dei mondiali fatto in collaborazione con il mio caro amico Giuliano

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