Ciao ragazzi,
è con una certa amarezza che da ieri l’articolo su una nota “iniziativa enciclopedica video” non è più online tra le nostre pagine. Dopo due diffide nei nostri confronti siamo stati costretti ad eliminare l’articolo e di conseguenza a togliervi un angolo di sfogo per gli imbrogli che vi sono stati fatti e per le fesserie che vi sono state dette. Ci dispiace tanto… ma motiongraphics.it nasce come iniziativa privata, completamente gratuita… non abbiamo alle spalle politici che ci proteggono e finanziamenti arrivati chissà da dove e di conseguenza non siamo pronti per affrontare una causa contro di loro*.
Non ci vergogniamo di dire che nel nostro caso hanno vinto, ma per quanto tempo ancora potranno vincere? E’ facile pensare che cancellando delle pagine da internet si cancellino tutte le bruttezze fatte… ma alla fine ci sarete sempre voi che potrete raccontare… perché voi c’eravate.
* Per piacere se commenterete questo post non scrivete nessun “nome di persona/nome del progetto”… tanto chi deve capire, capirà.
gennaio 23rd, 2011 at 20:19
allucinante
gennaio 24th, 2011 at 12:00
che tristezza, mi dispiace, praticamente violano la libertà di espressione
gennaio 24th, 2011 at 15:16
no comment
gennaio 25th, 2011 at 00:16
ora che si rifanno vivi vogliono cancellare le tracce.
gennaio 25th, 2011 at 00:16
ora che si rifanno vivi vogliono cancellare le tracce.
gennaio 25th, 2011 at 02:15
Un vero peccato che un solo giorno di più, qui in Brasile è anche complicato. un altro giorno è finita!
gennaio 25th, 2011 at 15:38
Stanno già perdendo: il progetto è decollato, e vi pare che qualcuno ne stia parlando? Ovo è un flop totale, paradossalmente se ne parlava di più quando non era ancora online.
gennaio 29th, 2011 at 00:09
Ecco un’ulteriore conferma della loro bassezza
gennaio 31st, 2011 at 12:41
…ma motiongraphics.it nasce come iniziativa privata, completamente gratuita
a me non risulta questo!!
gennaio 31st, 2011 at 17:13
@look
Conosci di agenzie/designer che pagano per essere qui su?
Ma va… va…
febbraio 4th, 2011 at 14:47
Scusate avevo letto un post dove criticavono la scelta di motiongraphics.it su ovo e anche le scelte artistiche… ma vedo che a proposito di libeta’ di espressione é stato cancellato. Che vergogna
febbraio 21st, 2011 at 10:40
@Rosa
ti dirò di più , abbiamo ricevuto una vostra email a riguardo.
Appena possibile te la faccio avere
febbraio 23rd, 2011 at 16:03
ma la domanda fondamentale è: Cos’è Ovo?
febbraio 25th, 2011 at 11:32
Vai qui:
http://www.ovo.com
È un sito con molti video di carattere enciclopedico.
C’è Treccani dietro.
A me sembrano video fatti bene. Della polemica con motiongraphics non so nulla, ma io ci lavorerei per ovo
febbraio 26th, 2011 at 12:45
Rapper, ti piace lavorare gratis?
febbraio 28th, 2011 at 12:57
@ rosa
anche a me come a look non risulta esattamente così..
marzo 2nd, 2011 at 10:29
purtroppo in effetti il tipo di post e di pubblicita’ delle agenzie o di creativi che é presentate su motiongraphics da da pensare che siano presenti qua’ non per motivi artistici ma per altri motivi che onestamente non saprei definire. Spero ovviamente che sia un inmpressione sbalgiata.
marzo 3rd, 2011 at 11:25
ma andiamo dai… motiongraphics.it è praticamente l’unico buon sito italiano dove trovare una bella selezione di motiongraphics e affini. (se ne avete di migliori consigliatene pure.. )
Io non so come funzioni, ma se si fanno dare due soldi da agenzie/freelance per qualche articolo mi sembra una cosa buona e giusta dato che tempo e hosting non sono gratis per nessuno.
Se poi gli articoli vi fanno cagare scrivetelo nei commenti o semplicemente smettete di visitare motiongraphics.it
marzo 3rd, 2011 at 11:29
assolutamente d’accordo,
ma non sventolare con fierezza cose che non corrispondono a realtà..
tutto qui
marzo 3rd, 2011 at 11:43
Ragazzi ci siamo un po’ stancati di questi commenti assurdi, !!!!!!!MOTIONGRAPHICS.IT NON SI FA PAGARE PER GLI ARTICOLI!!!!!!!
Unica cosa che facciamo pagare quando capita è lo spazio banner che per definizione è uno spazio commerciale.
Motiongraphics è composto da 2 persone + due ragazzi volenterosi che saltuariamente ci scrivono qualche articolo. Ce ne occupiamo nel tempo libero, non è la nostra fonte di guadagno, è solo una passione nata per caso.
SE QUALCUNO HA PAGATO per pubblicare un articolo si faccia avanti. Non abbiamo niente da nascondere.
Matteo
marzo 3rd, 2011 at 12:57
matteo nessuna polemica, e nessun commento assurdo..
sicuramente sono cose che non ci inventiamo; se riesco a trovare la mail te la mando..
marzo 3rd, 2011 at 13:07
ciao “”"smnnpl”"”,
ci tengo, info”at”motiongraphics.it
marzo 27th, 2011 at 15:37
Hanno vinto e sono tornati, guardate qua:
http://www.nextarts.net/diventa-ovo-maker/
Adesso pescano tra gli studenti, smaniosi come sempre di darsi da fare, e lavorare per loro è diventato addirittura un premio…
Sono tra i partner di questo concorso di videoarte, e sono in buona compagnia…
marzo 27th, 2011 at 17:34
Un concorso nel quale bisogna lavorare gratis per loro, e il primo classificato vince l’opportunità di continuare a lavorare gratis per loro? Questa gente ha proprio dimenticato a casa il senso del ridicolo.
marzo 31st, 2011 at 08:12
Ciao ragazzi, leggete questo articolo….capirete molte cose, è come mettere un grand’angolo sulla questione.
http://www.beppegrillo.it/2011/03/occulto_italia/index.html
ciao
luglio 12th, 2011 at 10:50
Scusate ma quindi com’è finita la questione sollevata da “smnnpl” e “rosa”?
Che queste persone mettano carte in tavola se hanno i riscontri di cosa dicono e pubblichino queste mail (se è una cosa che si può fare).
Parlo personalmente, da ex dipendente OVO (che non è una struttura onesta e cristallina)… e da lettore del post cancellato oltre che visitatore di questo sito… è l’atteggiamento di chi svia la questione su accuse meschine che mi infastidisce.
novembre 5th, 2011 at 11:58
Cari creativi, vi chiedo di leggere questo post. Ci metterete 5’. Parla di voi. Dopo, sarete un po’ incazzati. Forse, più motivati. Magari saprete cosa fare. Altrimenti, postate una canzone.
Ora passo al tu. Se appartieni al 94% di chi “non” possiede o dirige un’azienda di successo, con i riconoscimenti che ne derivano, contratti o dividendi, prendi un foglio di carta e scrivi su quali forme di tutela puoi contare. Fatto?
Che prospettive ritieni di potere avere, superati i 50 anni, se non dovessi divenire titolare, dirigente o star acclamata? E se ti dovessi trovare nella condizione di doverti ri-immettere sul mercato? Oggi, su quali garanzie puoi contare sotto il profilo sanitario, pensionistico, in caso di malattia, disoccupazione, maternità?
Se invece sei un libero professionista o un free lance, che tutele hai su pagamenti e tempi? Quali spese scarichi? E gli utili corrispondono agli studi di settore?
Se hai un contratto a progetto, a chi ti puoi rivolgere per mutui o finanziamenti?
Se invece stai iniziando ora, quali aiuti hai ricevuto per lo start up?
Ma soprattutto, chi riconosce il tuo valore, e ti considera una forza importante e strategica? Chi ci rappresenta? Quale corrispondenza esiste tra le nostre idee, la nostra visione innovativa del mondo e delle cose, l’amore per il bello in tutte le sue forme, e il sistema Paese?
Se, al contrario, appartieni a quel 6% che ottiene oneri, premi e contratti, chiediti quanto sei veramente tutelato, e se non hai anche tu, stampigliata da qualche parte, la data di scadenza. Cosa succede se un fondo ti acquisisce e decide che non sei performante? Se litighi con soci, se soffri di ansia da prestazione, se il tuo mercato viene travolto dalla crisi, se improvvisamente ti pesa fare l’ennesima notte? Ma soprattutto, chiediti cosa puoi fare tu per il 94% di talenti che, meno di te, hanno ottenuto visibilità, guadagni, opportunità.
In Italia non esistono cifre che dicano quanti siano i professionisti che svolgono attività finalizzate alla creatività. I “creativi”, semplicemente, non esistono. Eppure siamo quelli che costruiamo, ogni giorno, l’immagine della filiera industriale e commerciale, in alcuni casi, sogni e tendenze. Quelli che progettano le piattaforme dove ci si confronta. Che creano oggetti, stili, storie e visioni da condividere. Disegnano il presente.
Io ritengo che in Italia siano più di 2 milioni le persone che vivono delle proprie capacità creative. Alcuni milioni se si considerano ambienti di riferimento e indotti.
Non siamo identificati, rappresentati, tutelati, rispettati. Facciamo un lavoro logorante, che, tranne rare eccezioni, riduce molto la capacità competitiva con l’avanzare degli anni. Prigionieri di uno stereotipo che ci vede modaioli e svagati, con il bigliardino all’ingresso e il lupetto nero, sempre alle prese con cose divertenti. Spesso protagonisti di quella fuga di cervelli che porta i più intraprendenti di noi ad andare all’estero. Non per formarsi, ma per poter vivere, e realizzare le proprie idee.
Facciamo un lavoro anonimo. Senza diritto d’autore, con ritmi superiori a qualsiasi regime contrattuale, disposti a lavorare di notte e nei festivi, sulla scia di quell’entusiasmo e disponibilità che è insita nel nostro lavoro, al quale non potremmo rinunciare, ma diviene regola in luogo di eccezione. Ma non siamo missionari e non stiamo salvando la vita a dei bambini. Siamo solo uno strumento del sistema industriale. Lavoratori dell’immateriale, braccianti della mente.
Eppure, insieme alla ricerca scientifica, rappresentiamo l’identità storica della nazione, il made in Italy, quello che ancora ci garantisce un briciolo di credibilità nel mondo. Ci confrontiamo e diamo voce alle culture giovanili e riformiste, invisibili e marginali per i media e il potere quanto lo siamo noi. Sperimentiamo tecnologie e linguaggi. Pensiamo internazionale. Siamo quelli che hanno contribuito alla creazione della cultura web e social, della quale conosciamo più di tutti dinamiche e modalità.
Ma non siamo mai coinvolti nelle scelte e nelle soluzioni. Mai consultati da istituzioni e leader, mai coinvolti nei processi decisionali sui grandi temi della società.
Mi spiace dirlo, ma le associazioni di categoria in questo momento non hanno più senso. Così come il parlare di pubblicitari, grafici, architetti, e di mille altre piccole nicchie. Sono finite le corporazioni. Potranno essere utili solo dopo, per specifiche esigenze di settore, per l’aggiornamento professionale e il confronto tecnico. E poi, basta.
Non ci sono creativi fighi e creativi di serie B. O lo sei, o non lo sei.
Il cambiamento che vi propongo è di mentalità.
Siamo e siete un’unica entità, qualunque cosa facciate: creativi per pubblicità ed eventi, copywriter, art director, graphic & industrial designer, autori, visualizer, web & social specialist. Ma anche artisti, stilisti, scenografi, light designer, montatori, sceneggiatori, story editor, coreografi, registi, fotografi, architetti, dj, blogger, compositori, video maker, illustratori, musicisti, costumisti, direttori artistici, curatori, artigiani di ricerca, ghost writer… Non solo nelle grandi città, dove è più facile trovare confronto ma anche in provincia, dove maggiori sono anche le difficoltà.
Occorre spostare il livello di percezione/visibilità. Divenire massa critica. Smettere di pensare all’orticello per acquisire quella che il buon Pasolini chiamava “coscienza di classe”.
Se il mondo non ci considera, usiamo le metodologie che il mondo comprende.
· Diventiamo lobby
· Iniziamo a pensare a una rappresentanza sindacale (sì, avete letto bene)
· E quindi, diveniamo Gruppo di Pressione.
Primo passo, renderci visibili, sollevando il problema. Al pari di quanto hanno fatto pochi anni fa i nostri colleghi sceneggiatori americani.
Blocchiamo il giocattolo.
Occupiamo la rete. Facciamoci vedere. Scendiamo nelle strade. Senza sentirci moralmente obbligati a dover, per forza, fare manifestazioni fighe e creative. Poi, diveniamo piattaforma.
Cosa chiedere? Di ascoltarci, chiedendo il confronto con Governo, Ministeri, classe politica, opinione pubblica. Ma anche ciò che hanno fatto tante altre categorie che, nella storia, prima di noi, si sono mosse in maniera organica per affermare i propri diritti
1 – Tutela dei più giovani, che hanno contratti a progetto con stipendi che assomigliano al conto di un ristorante. Regolazione del sistema stage e incentivi per chi assume. Finanziamento a fondo perduto o prestito d’onore per attrezzature e alta formazione
2 – Garanzia di tempi e modalità di pagamento per professionisti esterni e free lance. Con possibilità di accedere in maniera diretta a un collegio arbitrale per la risoluzione di problematiche professionali
3 – Istituzione di un Fondo di Solidarietà, pagato contestualmente alla prestazione d’opera, o inserito direttamente nel contratto. Destinato ad aiutare chi si trova a vivere un momento di difficoltà, in caso di maternità, problemi di salute, disoccupazione. Con possibilità di accedere a tassi agevolati a mutui e fidi
4 – Diritto d’autore e tutela delle idee per quelle categorie o forme espressive non ancora tutelate, per ridurre la disparità di un trattamento non più giustificabile, anche alla luce della recente sentenza Bertotti contro Fiat. E, nel caso di partita IVA, detrazione al 75%, come avviene nell’ambito della cessione dei diritti
5 – Facilities per l’aggiornamento professionale, per il consumo di beni culturali e soggiorni all’estero, elemento base del nostro lavoro.
Diritti, si badi bene, che non devono essere esclusivo appannaggio del soggetto singolo, ma anche di società, aziende e studi professionali che pongono la creatività come elemento portante del business. Questo non vuol dire, quindi, lotta tra poveri, in un momento di grave congiuntura, ma condivisione di opportunità:
1 – Regolazione del sistema gare e riconoscimento economico della voce “creatività” all’interno del formulari di gara
2 – Diritto a poter scaricare da parte di agenzie/aziende le spese effettuate per ricerca, sperimentazione, nuove tecnologie. E incentivi per stage, apprendistato, assunzioni, contratti nell’area creativa
3 – Riduzione fiscali e incentivi in caso di start-up, con particolare attenzione nei confronti di under 30, factory, realtà collettive, in un contesto che valorizzi 3 assi portanti (creatività, ricerca scientifica, arti)
- Attivazione di ammortizzatori anche per quelle aziende che non raggiungono i minimali previsti per accedere a cassa integrazione o mobilità
Ho finito. E, detto tra noi, non avrei mai pensato di dover scrivere un giorno un testo simile a un vecchio volantino sindacale o a una predica mormonica. Ma così è. Con la netta sensazione che il social, pensato per unire teste e mondi, possa servire a qualcosa di più che postare una canzone.
In questo percorso illuminante il dialogo che gli sceneggiatori di un piccolo film “Generazione 1000 euro” ha messo in bocca a due amici, perennemente stagisti. “Questa è l’unica epoca in cui i figli stanno peggio dei padri….” è il commento di Matteo quando apprende che un suo coetaneo disoccupato lascia Milano per tornare dai genitori: “E qual’è la nostra risposta? Mangiare Sushi.”
novembre 5th, 2011 at 17:07
ma questo è un post di alfredo accatino..
novembre 7th, 2011 at 00:07
Esatto Vesuvio!
Questo centra la discussione di Ovo in pieno….dovrebbe far riflettere tutti